I nostri racconti


sabato 2 gennaio 2010

Capitolo 2


“Pronto Fra!! Ci sei?” Disse dall’altro capo del telefono Giulia, con tono abbacchiato.
“Si, dimmi, tutto bene?”
“No, tutto molto male. Non posso venire perché l’Annina sta male, la bronchite è peggiorata e quindi sto a casa con lei, non voglio lasciarla da sola. Scusami, ti toccherà stare con Davide tutto il pomeriggio”.
“Pfff, mi dispiace amore, va beh dai ci vediamo domani a scuola! Salutami la sorellina, ciao”. Poi riattaccarono. Davide alzò lentamente gli occhi sorridendo.
“Chi non viene?”. Chiese in fine, attirando l’attenzione della cameriera che annuì.
“La Giulia non può venire perché sua sorella sta male, quindi mi sa che staremo da soli.” Disse Francesca senza pensarci sopra molta.
“Giulia? Ma come non sei tu???”. Francesca, resasi conto della cavolata che aveva appena detto,
diventò rossa come un peperone.
“SI! SCUSAMI MA HO SBAGLIATO! Beh è ovvio che intendevo dire Francesca, Giulia sono io,
eh!” Poi fece un sorriso nervoso sperando che il ragazzo se la bevesse d’un sorso. Ormai si poteva intuire dell’inganno, ma stava andando meglio del previsto. A Francesca Davide piaceva sempre di più, rimaneva incantata dalla sua voce e dallo sguardo, sembrava le potesse leggere nella mente, dando sempre la risposta migliore. Finalmente dopo qualche momento di silenzio un po’ imbarazzato arrivò la cameriera a prendere gli ordini.
“Ditemi pure ragazzi”.
“Per me un succo d’arancia rossa, se è possibile.” Disse con cortesia il ragazzo.
“Certamente, tu?” Disse la ragazza rivolta a Francesca, che era persa nei pensieri che le stavano turbinando per la testa.
“Eh? O si certo, da bere... ehm... acqua e menta, con tanto, tanto ghiaccio per favore”. Rispose distrattamente, non sapeva cosa fare, non voleva dire chi era veramente, perché Davide le interessava. Però se avesse continuato rischiava di fare ancora confusione coi nomi e farci una figuraccia ancora peggiore. I due chiacchierarono del più e del meno, specialmente di se stessi, per conoscersi. Parlando Francesca scoprì che Davide aveva 17 anni, frequentava il Lioy solo perché lo voleva suo padre e non gli piaceva proprio come scuola anzi, la detestava. Abitava in centro e aveva la morosa, di Torri di Quartesolo. Insomma, un ragazzo che dopo averci parlato per un’ora buona era davvero affascinante, saranno gli occhi, il modo di parlare, l’atteggiamento, ma a Francesca non dispiaceva affatto. Finito di bere qualcosa di fresco pagarono e si alzarono discutendo sul dove andare e cosa fare.
“Io direi di andare al Querini, magari ci mettiamo sotto qualche albero e stiamo un po’ all’ombra, e poi ora che sono le 5 e mezza passate è un po’ più freschetto, ti piace l’idea Davide?”.
“Direi che è un’ottima idea! Anzi, potremmo fare una cosa del genere, passiamo per casa mia che tanto è lì attaccata, prendiamo le coperte, qualcosa da bere, le carte e cose del genere e poi andiamo, ok?”.
Francesca annuì, pienamente d’accordo con l’idea di Davide.
“Per dove andiamo allora Davide?”
“Vediamo, ci conviene andare Corso Fogazzaro, tagliare per contrà Riale, dopo la scuola giriamo a sinistra Contrà Porti e sbuchiamo davanti casa mia. Oro direi!”. Così i due si incamminarono discutendo su cosa fare al parco, Francesca era lentissima a rispondere perché doveva sempre riflettere su cosa dire, come dirlo, se dirlo, e ogni volta Davide la prendeva in giro. Così, tra una risata e l’altra, i due arrivarono a casa del giovane, che era davanti alla libreria in contrà Pusterla.
Davide aprì il portone e si fece da parte per far passare Francesca che arrossì un pochino, imbarazzata dal comportamento del giovane.
“Prego, milady. Dopo di lei” disse sorridendo.

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