I nostri racconti


venerdì 1 gennaio 2010

Capitolo 3


Francesca entrò un po’ titubante, non sapendo dove andare o cosa fare. Davanti a se si aprì un corridoio che dava sull’ampio e luminoso salotto, interamente arredato in stile moderno, tutto su colori tenui come il bianco, il panna ecc...
“Aspettami qua che vado a prendere le coperte e tutto il resto, va bene se prendo le carte? Così abbiamo qualcosa fare”. Ormai era già chissà dove e Francesca sentiva il rumore delle ante degli armadi che si aprivano e chiudevano. Poi una porta, probabilmente della cucina, si aprì e sbucò fuori la testa di Davide:
“Da bere preferisci Coca, aranciata, acqua... ? Ah, qualcosa da mangiare anche?”.
“Per me va bene anche acqua, e no grazie, Davide, non ho fame”. I due in 5 minuti furono di nuovo fuori, attraversarono la strada e dopo poco tempo furono davanti al portone d’entrata. Il parco poco a poco si stava svuotando dato che ormai erano le sei e si potevano vedere famiglie o gruppi di amici che cominciavano a smontare baracca e burattini per tornare a casa dopo una giornata all’aria aperta.
“Allora, dove vuoi che ci mettiamo?”
“Per me è uguale, anzi mettiamoci sull’erba al sole così ci prendiamo gli ultimi raggi e mi tolgo le ballerine che mi fanno un male assurdo cavoli!”. Davide allora prese lo zaino nero da terra e si incamminò verso un punto indefinito del prato. Finalmente dopo aver girovagato di qua e di là trovo un posto asciutto, senza troppe buche e senza troppo fango, ci stese sopra le due coperte e si sedette, occupando più spazio possibile.
“Beh ma anca manco eh! Grazie sai!” Disse indispettita Francesca con le scarpe rosa confetto già in mano.
“Ah ma erano anche per te le coperte? Se lo sapevo ne portavo un’altra! Avevo capito che saresti stata in piedi!”. Ribatté ridendo il ragazzo che, tirandosi su fece un po’ di spazio all’amica.
“To’ dai, ti lascio un angolino solo perché hai male ai piedi, ma ritieniti fortunata!”. Non soddisfatta gli diede un calcetto amichevole e poi si sedette. I due si stesero, lui ad ascoltare musica, lei a prendere un po’ di sole. Intanto però rifletteva su cosa fare, insomma, non avrebbe potuto portare aventi questa farsa ancora per molto, prima o dopo doveva confessare tutto. Non ne trovava il coraggio, anche perchè in fondo il ragazzo le piaceva, malgrado fosse occupato con un altra.
Passarono la successiva ora a parlare e a giocare a briscola, qualche volta ringraziando i santi delle stupende carte. Il sole era ormai basso all’orizzonte, le nuvole erano dipinte di un rosso fuoco e di un viola molto sul blu, il prato brillava d’oro e l’acqua del laghetto era coperto da scaglie d’argento puro. L’aria fresca accarezzava dolcemente il viso di Francesca mentre Davide cominciava a riporre nello zaino le carte e l’iTouch.
“Davide, devo dirti una cosa”. Esordì Francesca con tono rassegnato.
“Oggi sono stata davvero bene, mi sono divertita, abbiamo riso, ci siamo conosciuti ma.... io ecco vedi... non sono Giulia, sono Francesca, la sua migliore amica. Lei era in ritardo e quando mi hai chiesto se era Giulia ho risposto si d’impulso.... il resto lo sai”. Lui la guardò, alzò il sopracciglio e rispose con molta calma.
“Lo so benissimo. All’inizio non ti avevo riconosciuta ma poi si, ci ho messo troppo tempo per uno che ti è morto dietro per un intero anno in terza media. Già.” Francesca rimase di sasso, sbalordita, completamente senza parole. Non voleva sapere perché lui non le avesse detto che la conosceva e tutto il resto.
“E quindi ora immagino non mi vorrai neanche più vedere, visto quello che ho combinato” furono le prima parole che riuscì a balbettare.
“Affatto” poi, senza lasciarle il tempo di ribattere le si avvicinò e le baciò le morbide labbra.
Francesca fu presa alla sprovvista e dopo qualche secondo per realizzare quello che stava succedendo si scostò allontanando il ragazzo che aveva ancora gli occhi socchiusi.
“Ma cosa fai Davide?! Non puoi, hai la ragazza, ti conosco da appena 3 ore e mezza e dovevi uscire anche con Giulia, assolutamente no!” Gli urlò alzandosi. Lui abbassò gli occhi, sconfortato.
“E’ tardi, devo andare... ciao” disse in fine lei mettendosi le ballerine confetto. In poco tempo lei uscì dal parco, con passo nervoso. Davide guardò il cielo stupendo ed esclamò.
“Peccato, aveva anche un bel cu*o”.

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