I nostri racconti


mercoledì 6 gennaio 2010

Capitolo 5


Dopo circa 20 minuti di preghiera e riflessione Perugino chiamò dentro tutti, per ricominciare il discorso e cercare il vero colpevole. Tutti coloro che erano fuori avevano discusso sugli avvenimenti senza però dare aria al cervello.
Si alzò di nuovo Mario per riferire al giovane seminarista ciò a cui si era giunti in seduta esterna:

“Lora Perugino, gavemo discusso fora mentre te ieri qui a scondarte. La Samantha a sarà si na poco de bene ma ga dito Toni, che l’è rivà sinque minuti fa, che i ga parla insieme de so nona che a sta mae, per cui no la se mia sta ea. Però nesuni sa dove che te si sta ti. Secondo noialtri te si sta ti Perugino, nesuni sa dove che te si sta, te dovarisito esser ti el responsabile del cestin e te si l’unico a esser sta dentro la cesa. I se tuti d’accordo con mi”.
Allora Perugino, abbiamo discusso fuori mentre tu eri qui a nasconderti. La Samantha sarà una poco di buono, ma ha detto Toni, che è arrivato cinque minuti fa, che hanno parlato assieme della nonna della ragazza che sta male, per cui non è stata lei. Però nessuno sa dove sei stato tu. Secondo noi sei stato tu Perugino, dovresti essere tu il responsabile del cestino e sei l’unico a essere rimasto dentro alla chiesa. Sono tutti d’accordo con me”.

“Come puoi Mario! Tu sei solo un razzista, sai benissimo che non sarei capace di fare una cosa del genere, nemmeno sotto i fumi dell’alcool! Il tuo problema è che sei un razzista, come tutti qua dentro! Solo un razzista! Il vero problema è il mio colore della pelle, vero? Rispondi, bugiardo, RISPONDI!”. Gli stavano scendendo due lacrime, che asciugò con un gesto rapido e nervoso.
“Forse, ma questa è la realtà dei fatti”. Rispose trionfante Mario, sicuro di se.
Al povero giovane mancarono le forze, era innocente, perché era andato ad accendere un cero, come suo solito. Ma non poteva dimostrarlo, era quindi stato “incastrato”, agli occhi di tutti era colpevole.
Mario aveva una sorta di espressione vincente, sembrava dicesse - Guardatemi tutti quanti sono bravo, ho risolto il mistero e ora meriterei una dentiera nuova!-
Ad un tratto però si alzò Ettore, che era sempre rimasto in silenzio salvo qualche commento. Aveva un’aria assai abbattuta,rassegnata, di qualcuno che non può fare altro, se non quello che stava facendo.
“Mario, no se sta mia Perugino, MI so chi se sta”.
Mario, non è stato mica Perugino, IO so che è stato”.

“Dei ‘lora, vanti, dime chi se sta lora”.
Dai allora, avanti, dimmi chi è stato allora”.

Disse il vecchio beffardo, con un sorriso idiota stampato in faccia.
“So sta mi”.

Il silenzio calò tra i presenti, tutti sconvolti, anche Mario aveva perso quel sorriso, che si era trasformato in una smorfia senza vita.
“Si. Go pregà tuti quanti i santi, la madonna, tuti. Ma me moiere la se morta isteso. Deso, disime, se giusto che na brava dona come ea a more così, senza colpe e peccati? Gesù me ga tradio e mi iero incasà nero. Così go robà le offerte, parchè nol se merita niente, se fa morire la gente come ea. Comunque el se tuto nea caseta dea posta inte ‘na busta”.
Si. Ho pregato tutti i santi, la madonna, tutti. Ma mia moglie è morta lo stesso. Adesso, ditemi, è giusto che una brava donna come lei muoia così, senza colpe e peccati? Gesù mi ha tradito e io ero indiavolato nero. Così rubai le offerte, perchè non si merita niente, se fa morire la gente come lei. Comunque è tutto nella cassetta della posta dentro una busta”.

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